sabato 4 luglio 2009

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Una parola, un racconto: RITARDO



Racconto breve scritto il 28 Giugno sul gruppo La Fenice di aNobii, esattamente QUI.


Guardavo il treno allontanarsi, sfinito e sudato per la lunga corsa. Quasi con le lacrime agli occhi ho dato un'occhiata al tabellone degli orari. Era un interminabile lista di treni in ritardo. Guardavo la gente sbuffare, protestare, bestemmiare con i loro bagagli a fianco mentre io mi lamentavo dell'unico treno che era riuscito a rispettare la propria tabella di marcia. Ormai non c'era più niente da fare, se non andarsene. Mi avvio verso il sottopassaggio e vedo un ragazzo che corre, con una valigia enorme in mano, ricorda me poco fa, si vede che è stanco, continua a correre con la forza della disperazione e quasi con rassegnazione. Poi volge gli occhi al tabellone, nota che il suo treno deve ancora arrivare, fa un sospiro di sollievo e si concede il meritato riposo sedendo su una panchina all'ombra. Il tabellone si aggiorna: il suo treno ha aumentato il ritardo di altri venti minuti. Esultante il ragazzo telefona agli amici: “Se vi sbrigate fate in tempo a prenderlo anche voi”. Mi verrebbe la curiosità di restare lì, così, solo per sapere se quei tizi faranno in tempo. Io, per soli due minuti, non c'ero riuscito. Altri possono permettersi anche un'ora. Forse non è sfiga, forse ci sono destinazioni che ti aspettano e che fanno di tutto perché tu possa raggiungerle. E chissà che anche quelli che finiscono in ritardo per i demeriti altrui, come quei viaggiatori che perdono le coincidenze, chissà se anche loro, senza saperlo, non siano che la destinazione di qualcun altro. Rallentati dal destino per aiutare qualcuno a raggiungerli. Qualcuno, come sempre, in ritardo.

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