mercoledì 19 novembre 2008

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Sei quella che sei


Testo liberamente ispirato dalla poesia "Sono quella che sono" di Jacques Prevért. Cliccando sull'immagine sovrastante se ne potranno leggere i versi sia in italiano sia in lingua originale. All' autore francese, ormai nell'oltretomba, e a tutti i suoi ammiratori le mie più sentite scuse per averne tratto un simile scempio.

Sei quella che sei
e questo non basta
sei bella e questo
ti guasta la vita,
ti costa qualcosa
che tu sia bella
si accetta a fatica.
Se hai i tacchi alti
diranno
che li porti
per non sembrare
più bassa ,
se sono sodi i tuoi seni
é perché sei rifatta.

Sei quella che sei
e questo non vale
paghi dazio
perché sei speciale.
Qualunque vizio
non sarà mai accettato
qualunque tuo sfizio
sarà criticato.

Se sei mora
non vali poi tanto,
se sei bionda
sei, d’accordo, uno schianto
ma il dubbio
resterà sempre quello:
oltre il corpo
porti anche un cervello?

Sei quella che sei
e nessuno ti crede
quando tu piangi
non sei mai in buona fede,

non credono mai
a lacrime vere
non ci crede nessuno
che siano sincere.

Se ti accompagna un bell’uomo


hai commesso un delitto
se invece è brutto
commentano amaro

“Sta con lui per denaro”,

quando ridi
stai facendo la oca

e se lasci qualcuno
sei una che gioca
col cuore degli uomini,
come dimostra
il tuo proprio passato:
son troppi gli uomini
che ti han corteggiato!


Son tutti lì a dimostrare
che tu
sia incapace di amare.

Però a volte
mi chiedo se è vero

che qualcuno di loro
ti abbia amato davvero,
sembrano tutti felici
più che altro
di mostrarti agli amici

quasi tu fossi

un trofeo da ammirare

per far schiattare
gli altri d’invidia
solo perché
han la ragazza più bella
di quelle dei media.


Sei quella che sei
sei bella e ci turbi


sei quella che sei
ma noi siamo più furbi;
se hai la vita bassa
é per mostrar le mutande,
i jeans stretti
per nascondere i fianchi,

quando ti trucchi

sei sempre eccessiva,
quando sorridi
sei inespressiva,


sei bella
e nessuno ti stima,
se vesti sexy
fai la sgualdrina.


Sei quella che sei
ma non ti crediamo,
qualunque cosa tu faccia
non ci fidiamo,


troppi uomini intorno,
troppo scollata di giorno,
troppo audace la notte,
non trovi mai pace,


Sei falsa
Bugiarda
Bastarda
Tu giochi col cuore
Tu giochi con tutti
Ti diverti con gli uomini
Li seduci e li butti


Cinica e spietata
hai solo il corpo
che valga davvero


in te non c’è altro
di eterno e sincero

Sei quella che sei
ed io ti capisco
se porti rancore
a queste parole,
è che siamo egoisti
ed inventiamo pretesti
per dirti male

perché sei speciale.

Sei quella che sei,
non ti crediamo se soffri
ma invidiamo i tuoi baci
a colui a cui gli offri,
sei quella che sei
e subisci l’invidia
anche da parte di donne:


È rabbia e rancore
È rabbia e dolore
di chi
la accompagna qualcuno
che poi guarda te,
o di colei

che non ha mai avuto
nessuno
a cui offrire il suo amore,
a cui offrire il suo cuore.

Ed allora
non prendertela troppo
se al tempo stesso
ti amiamo
maledicendo il tuo corpo.

Ti prometto
che faremo uno sforzo
per accettare il fatto
che non fai parte
delle nostre vite,
e che le tue braccia
non stringeremo
,
che le tue labbra
non baceremo,
che il tuo seno
giammai toccheremo.

Sei quella che sei
e d’ora in poi
a me basterà,
proverò gelosia
ma vedrai, passerà


Scusami
per quel che ti ho detto
scusami ora
e se ci ripensi in futuro
scusami ancora
ma se non abuso
della tua pazienza

chiedo clemenza

ed un altro favore,
chiederò poco,
mi basta un sorriso

se ti incrocio per strada
mentre guardo il tuo viso,
ti prego,
fammi solo un sorriso:
dimostrami che,
almeno,

ti sei accorta di me.

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sabato 15 novembre 2008

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Enigmatiche indicazioni lungo un impervio sentiero

Come dice qualcuno, in questo mondo bisogna essere matti, altrimenti impazzisci.
Del resto si nasce grazie ad una testa di cazzo e non sappiamo dove giungiamo quando arriverà la nostra fine. Questo mi ha sempre indotto a pensare che la vita, in fondo, non vada presa sul serio. E' solo una follia in apparente equilibrio.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che esistono un sacco di teorie a dimostrazione del contrario. Lungo l'impervio sentiero ci sono un sacco di indizi per capire chi siamo e, forse, anche dove stiamo andando.


Ma sono come i segnali stradali: vorrebbero portarti nella direzione giusta, invece non sono altro che un enigma da risolvere. In pochissimo tempo, però. Altrimenti si rischia che qualcuno da dietro ci tamponi o, nella migliore delle ipotesi, ci insulti gridando perché gli stiamo facendo perdere tempo. E, come risposta, educatamente finiremmo col mostrargli il dito medio.

Quello che voglio dire è che noi ci comportiamo coi segnali del destino esattamente come siamo soliti fare con le insegne stradali.


A volte le ignoriamo di proposito.




E comunque non è sempre facile scegliere. Strade opposte possono essere entrambe seducenti



Ma prima o poi una scelta va comunque fatta, ed una volta scelta la propria meta bisogna avere coraggio costanza e pazienza per tirare avanti fincé non raggiungiamo la nostra destinazione.



E, una volta arrivati sul posto, non resta che scoprire ciò che può offrirci e valutare se ci interessi o meno.


Ma certe decisioni bisogna valutarle bene, perché potrebbero essere strade a senso unici, di quelle da cui poi è maledettamente difficile fare dietro-front per uscirne.


A ben pensarci, i segnali che ritroviamo lungo la strada, che sia asfaltata o accidentata come quella della vita non sono altro che la logica conseguenza di quelli che li hanno preceduti. Se solo fossimo capaci di maggiore attenzione ce ne accorgeremmo.


Ma noi siamo distratti, talmente distratti da riuscire sempre ad infilarci nelle situazioni più assurde.

 E, guarda caso, sono sempre quelli i momenti in cui abbiamo i maggiori bisogni.


Del resto sono quasi sempre gli altri ad avere fortune che a noi non toccano mai. Però io sono convinto che sia colpa nostra. Per avere certe occasioni, a volta basta mandare un invito. O almeno una telefonata.




 Sempre che non si abbia il destino segnato dalle tradizioni di famiglia.


Oppure potrebbe anche succedere che tutto remi contro e, che se ne abbia voglia o meno, meglio andar via.



sempre che non si voglia scendere a compromessi che, diciamocelo, potrebbero persino risultare convenienti


L'importante è trovare un punto di incontro e non di scontro.


Purtroppo però i compromessi sono troppi e gli scontri frequenti, allora tanto vale, piuttosto che affannarsi tanto, lasciar guidare a qualcun altro.
Tanto, sia che facciamo tutto da soli, sia che deleghiamo ad altri il nostro destino, la destinazione finale sarà sempre la stessa.

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sabato 8 novembre 2008

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E se Dio avesse creato prima Eva?




e donne dicono che Dio abbia creato prima l'uomo come una bozza, una brutta copia tanto per farsi un' idea prima di mettere mano al capolavoro. I maschi sostengono invece che Dio creò la donna per ultima perché non voleva sentire critiche mentre progettava il resto. E magari qualcuna gli sarebbe anche servita

Le giornate trascorrevano tranquille, ma Eva era piuttosto inquieta. Le piaceva prendersi cura dell' Eden ma una volta annaffiate le piante, mangiato qualche frutto, raccolto qualche fiore e fatto il bagno nel fiume si annoiava. Così reclamava l'attenzione del Signore.
“Ehi, Dio!” gridava.
“Cosa c'è?” rispondeva il Signore.
“Sai cosa? Pensavo...ma non sarebbe più carino se l'albero di arance lo sposti a destra...e perché poi non metti un'isoletta nel laghetto? E le querce? Belle sono belle, ma non sarebbe il caso di farle più alte? E le rose? Perché solo bianche rosse e gialle? Qualche rosa blu non sarebbe stata deliziosa? E poi scusami eh! Ma quelle lucertole sono proprio brutte! Se proprio non ne vuoi fare a meno, almeno falle più piccole, così si notano meno”.
“Scusami, Eva, ne possiamo riparlare? Sono stanco!”
“Ma se hai riposato tutto ieri!”
“Ho lavorato sei giorni di fila! Permetterai almeno un po' di riposo il settimo giorno. Anzi, sai che ti dico? Il settimo giorno è obbligatorio riposarsi. Per tutti, vale anche per te.”
“Tu non mi vuoi bene” rispose Eva, imbronciata.
Ma non appena il giorno passò, Eva richiamò nuovamente l'attenzione del Signore.
“Allora mi aiuti a spostare questo e quest'altro?! Bello il mare, però ho pensato che è troppo grande e troppo blu...”
“Rispecchia il colore del cielo” rispose il Signore.
“Appunto...c'è già il cielo! Non c'è troppo blu nell' Eden? Perché non tingiamo il mare di rosa?”
“Ma no che è bello così!” rispose il Signore.
“Un po' di rosso! Di viola, almeno! Dai che ci vorrebbe qualche altro colore!”

“E va bene, Eva” rispose Dio condiscendente. “Vorrà dire che, all'alba e al tramonto riempirò il mare ed il cielo con tanti colori”
E l'alba ed il tramonto erano i rari momenti che Eva non disturbava il Signore, perché Le piaceva contemplare il mare.
“Certo che è proprio bello!” si diceva “ peccato che Dio non segua mai i miei consigli. E' carino qui, ma se mi desse retta l'Eden diverrebbe tutta un'altra cosa! Però se insisto un po' anche domani, un altro po' dopodomani, e poi il giorno seguente, magari prima o poi lo convinco a fare come dico io. Poi in fondo, scusa, ci devo vivere io qua! Almeno che sia come piace a me”.

Ma a Dio non piaceva l'idea di modificare o distruggere ciò che aveva già creato, ma per dare ad Eva qualcosa da fare formava dal suolo ogni bestia selvaggia del campo ed ogni creatura volatile dei cieli e le conduceva dalla donna. E lasciava decidere ad Eva il nome da dare alle bestie. Solo che Eva il più delle volte si spaventava: si spaventava per dei piccoli esserini come i topi, per alcuni volatili a cui diede il nome di pipistrelli, le davano fastidio le zanzare, diceva che i caimani erano brutti ed insomma non era mai contenta. Prima si spaventava, poi si lamentava ed alla fine piangeva. Le piacevano i conigli, i gatti, i cani e i cavalli ma aveva di che lamentarsi anche con loro: sporcavano troppo e lasciavano peli dappertutto.
E poi era stufa di mangiare solo frutta e verdura.
“Ma se ti ho mandato ogni sorta di animale!” rispondeva Dio. “Perché non ne cucini uno?”
“E dovrei ammazzarlo io?! E bravo! Tu li fai nascere e a me vuoi dare la responsabilità di farli morire. No, no, no: io se vuoi li cucino, ma a prenderli ed ucciderli devi pensarci tu”

Eva, ora per un motivo, ora per un altro, aveva sempre qualcosa da ridire. Si lamentava di avere troppo o niente da fare, si lamentava che in tutto l'universo non aveva trovato niente da mettersi - “l'unica cosa carina è la foglia di fico, però è un po' piccola” - si lamentava che lui era troppo distante e se davvero avesse tenuto a lei si sarebbe fatto vedere, almeno qualche volta! Allora Dio penso che forse il problema non era dare ad Eva qualcosa da fare, ma qualcuno a cui far subire i suoi lamenti, le facesse compagnia ed esaudisse le sue richieste. Già, ma Eva era volubile, lunatica ed isterica. E, tutto sommato, anche furba. Se poi era il nuovo arrivato a lamentarsi con lui delle richieste della donna? Non avrebbe risolto un bel niente!
Mentre ci pensava Dio noto che, stranamente, quel giorno Eva si era nascosta. Preoccupato, la cercò. Riuscì a trovarla, grazie a dei gridolini inconsueti che la donna emanava. La vide giocare con un ramo d'albero tra le gambe e gli venne in mente che quella poteva essere la soluzione. Il nuovo creato doveva avere tanta, tantissima voglia di fare ad Eva quello che lei stessa stava facendo col ramo. Qualcuno che, pur di soddisfare l'intenso desiderio, sarebbe stato capace davvero di tutto. E fu così che Dio creò l'uomo. E fu per questo che gli diede una incontenibile ed inesauribile voglia di sesso.

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domenica 2 novembre 2008

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Uomini, donne & cucina

Le donne si prendono per la gola. E sai perché? Un uomo che sa cucinare dimostra di avere molte qualità: sa dosare gli ingredienti, mette la giusta quantità di sale, di peperoncino, di formaggio, di zucchero o quant’altro occorra, nelle pietanze come nella vita. Rispetta l’ordine delle portate, senza trascurare nulla: sceglie con cura gli antipasti adatti ai piatti che verranno, sa condire sia i primi sia le sue storie con la giusta quantità di sugo necessario, propone la carne solo al momento opportuno ed è consapevole che, per gustarla al meglio, ci vuole un contorno adeguato. Conosce i gusti della propria compagna e sa quando è necessario arrivare al dolce. Ad un uomo del genere verrà naturale insinuarsi tra le labbra, scendere nel suo palato, riempire le sue voglie e conquistarne il cuore. Un uomo che sa cucinare sta sempre attento a non bruciare tutto.
C'è una sola controindicazione: che si finisca comunque, prima o poi, per bruciarle lo stomaco e rovinarle il fegato.

Estratto da un racconto rimasto inedito come la maggior parte delle cose che scrivo.

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sabato 1 novembre 2008

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Nient'altro di noi








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