martedì 16 novembre 2010

0

Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio


"Si è aperto oggi l' 8a edizione del Festival della Letteratura di Pescara, anche se quest'anno è stato battezzato come il "Festival delle letterature dell'Adriatico", connotandolo con un tema preciso. Magari non c'entra nulla, ma io mi sono fatto l'idea che, non avendo tra gli ospiti nomi di richiamo, si sia preferito puntare sul tema. Secondo gli organizzatori, questo sarebbe il terzo, per importanza culturale, dopo quelli di Mantova e Roma. Se fosse vero, trovo strano che questo primo intervento, il cui tema era la storia di Pescara e l'importanza strategica del suo territorio nel corso degli anni, curato da Licio Di Biase, abbia attirato non più di venti persone. Non le ho contate, ma è probabile fossero meno e non di più.


Ma è anche vero, come hanno ammesso coloro che sono intervenuti, che in questa città, più degli altri capoluoghi abruzzesi che hanno mantenuto la propria identità nel corso degli anni, è stata la città stessa,, e con essa i suoi abitanti, a perdere la propria memoria storica con quelli che potremmo definire continui "lifting", trasformazioni attraverso le quali si sono persi, spesso volontariamente, i segni del passato. Le uniche che si sono imposte e che in qualche modo hanno adombrato tutto il resto, sono quelle di Gabriele D'Annunzio.



A tutti gli effetti, infatti, Pescara sembra una città moderna, mentre le sue origini risalgono addirittura a 3000 anni fa, un villaggio chiamato Vicus Aterni e successivamente Aternum.Ed è dal mattino che quel villaggio fu fondato che parte il libro presentato dall'autore, un bel tomo di 624 pagine.


"Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio" questo il motivo che ha spinto l'autore nella sua minuziosa ricerca. E forse è anche quello che spinge me a scrivere questo post, visto che sono 10 anni che abito qui e so ben poco della zona in cui vivo. L'importanza di Pescara era dovuta, come ancora adesso, alla sua posizione strategica. Per i romani, che erano soliti chiamarla Ostia Aterni (foce dell'Aterno) era il primo porto raggiungibile da Roma, ed è quello il motivo per cui crearono la strada di collegamento Claudio Valeria, chiamata oggi Tiburtina.


Considerando che quello pescarese è sempre stato territorio di confine, ha subito contaminazioni e con più culture, compresa quella orientale, e le sue fortune sono sempre state dovute al porto. In tempi sereni, diventava luogo di fiorenti commerci. In tempi di guerra, perdeva il suo appeal a favore delle comunità montanare. Infatti è stato, tra gli altri, continuo luogo di scontro tra longobardi e bizantini. Sembra che la leggenda di San Cetteo, attuale patrono di Pescara, risalga proprio a quei tempi.


Leggenda vuole che sia stato ucciso e gettato in mare dai longobardi, e lui sia stato trovato dall'altra parte dell'Adriatico. Sull'esistenza del personaggio si hanno dei dubbi, considerato che era vescovo ma allora Aternum era senza diocesi, tuttavia a quei tempi vescovo più che capo della diocesi significava "capo della città", quindi non è questo a rendere improbabile la leggenda. Sul resto non mi pronuncio, anche perché non è che ne sappia molto.


Nel 1000 cambia nome e diventa Piscaria, nome dovuto per l'alta pescosità del suo mare. La città si rilancia anche come luogo di incontro, vi si può trovare anche una sinagoga, poi requisita dal vescovo. Nel Medioevo il porto diventa appannaggio dei potenti del luogo, e in quel periodo la città cade di nuovo nell'anonimato, per riprendersi solo grazie ai numerosi investimenti sul porto degli Angioini. Porto utilizzato soprattutto dai chietini per commerciare i propri prodotti. Curioso come oggi la disprezzano, visto che sono stati loro a farne le fortune.


Intorno al 1300 nacque il marchesato di Pescara, occupato nei secoli da francesi, spagnoli, Borboni. E se per tutti era un'importante piazzaforte costiera, è con la stabilizzazione del Regno di Napoli che la città fiorisce. Nella Piazzaforte, l'unica del Regno in un territorio pianeggiante, a controllo del suo porto più a nord, si stabiliscono i militari, e intorno a questi si sviluppa il commercio e l'artigianato locale. In pratica, i primi sintomi di quella che oggi viene definita movida.


Le fortune della zona collinare, invece, sono sempre inversamente proporzionali a quelle della costa: in calo quando la prospera la zona portuale, o viceversa. Si racconta che nel 1500 dall'Albania vennero deportati gli schiavi, facendoli passare per quello che oggi è chiamato Colle Schiavone. Nonostante il fiorente commercio che vi si poteva trovare, Pescara è sempre rimasto poco più di un villaggio. I territori che si sviluppavano erano quelli sui promontori.


E' solo con l'arrivo della ferrovia che cambiano le carte in tavola e nascono gli scali, oltre quello pescarese, di Montesilvano, Silvi, Giulianova, ecc. e il litorale acquista importanza, e con esso Pescara dove già vi si poteva trovare il porto e un facile collegamento con Roma. A non aver mai avuto troppo peso nella storia della città, e non essere stato adeguatamente sfruttato, è invece il fiume, ingiustamente trascurato anche ai tempi in cui, almeno in parte, era navigabile.


Sebbene si sappia che Pescara è nata dall'unione di due Comuni, Castellamare e, appunto, Pescara, separati dal fiume e Piazza Unione è stata chiamata così proprio in ricordo dell'episodio, si può dire che ha città ha ben luoghi identitari, anche se ognuno è un po' vissuto di vita propria, avendo genesi e sviluppo autonomi nel corso dei secoli, e questa è un altra delle cause per cui si è persa la memoria collettiva della città.


Questi luoghi sono: a) la zona collinare, dove arrivavano i teramani; b) la zona pianeggiante, diventata prospera con l'avvento della ferrovia; c) il borgo marino nord, dove arrivavano i pescatori delle Marche; d) la movida, nata dalla Piazzaforte; e) Villa del fuoco, rifugio di quelli che volevano tenersi lontano dai militari; f) Fontanelle, che era un feudo; g) San Silvestro, comune autonomo h) la Pineta, nata negli anni 20. L'urbanizzazione avvenuta nel 1900 ha cancellato quasi completamente le tracce di queste storie. Qualcosa è pur sempre rimasto, come nomi, chiese e anche qualche monumento.


Ad essere scomparsa definitivamente è Castellamare, a partire dal nome, niente in città la ricorda. La Piazzaforte è stata abbattuta nel 1869, in quanto limitava la crescita della città; la stazione, nata nel 1862, più di recente, per dare spazio a una più moderna. Non sono gli unici "monumenti" di cui Pescara si è privata nel corso degli anni, dove spesso i dirigenti locali hanno preferito dare spazio al futuro cancellando il passato. Rimasta, per fortuna, è quella vocazione all'accoglienza e all'integrazione da vero "porto di mare"qual'è sempre stata e, probabilmente, non smetterà mai di essere.

Nessun commento:

Posta un commento