martedì 30 marzo 2010

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Discorsi del c…

pene 1

Tu non ce l’hai, quindi non puoi capire. Le tue voglie partono dalla testa, almeno così dicono; io sono schiavo delle sue. Mi ci sveglio la mattina, già preda delle sue richieste, e passerò l’intera giornata a scacciare le sue fantasie.

Perché tu non ci sarai oppure non ne avrai voglia. Vuoi che io ricorda in ogni momento come tu sia una donna, ed una donna vale molto più di un corpo. Lo so, forse non ci crederai, ma lo so.

pene 2

Saperlo però non cambia le cose. E’ il tuo corpo quello che davvero vuole, che lo attira come una calamita, il territorio in cui ha voglia di esplodere, di eruttare, di inondare della sua lava. Io lo assecondo soltanto. Lo assecondo perché mi conviene, perché il piacere che ne ricavo è immenso e non potrei farne a meno, perché sono preda delle sue ossessioni, perché altrimenti non riuscirei a pensare nient’altro.

pene 3Se lasci che si sfoghi dopo, soltanto dopo, diverrò una persona normale ed il sesso non occuperà tanto spazio nella mia testa. Sarà sazio e questo mi permetterà di pensare anche ad altro, di tenermene lontano, di schifarlo addirittura. Ma tu sarai ancora lì e a te non sarà bastato. Penserai che io abbia fatto troppo poco, ti abbia usato e dimenticato. E’ vero. Accade qualcosa di simile nella mia testa. Sei lì, ma non conti più. Le mie fantasie, i miei desideri, la mia voglia di te si sono tutte esaurite in quel liquido che ti è finito addosso.



Imparerò forse a venire incontro alle tue esigenze, ad assecondare, oltre le sue, anche le tue richieste, soddisfare le tue voglie. Ma non sarò meno falso di prima. Avrà ancora voglia di te, prima o poi, vorrà tornare ad esplorare il tuo corpo. Ho bisogno che tu mi lasci tornare, per questo mi sforzo di capire cosa ti piace, cosa cerchi, di cosa hai bisogno. Cosa vuoi da me. Io cosa voglio da te lo sai bene.

pene 4Non pensare di essere migliore di me solo perché a te il sesso non basta. Cerchi tenerezza, comprensione, affetto, fiducia, protezione e chissà cos’altro e sei convinta che questo ti renda migliore, più giusta. Ricorda, anche se in tanti affermano il contrario, che siamo animali, prima che uomini. E questo vale anche per voi donne. Le tue qualità non te le ha regalate il caso, ma un lungo processo evolutivo.

pene 5La natura ti vuole così, dolce e protettiva, pronta a dare la vita per i suoi figli. A me non ha mai chiesto tutto ciò. Lo chiedi tu, e ti dirò, ne hai anche il diritto, ma sono cose non mi appartengono. Quello che la natura mi chiede, prima ancora dei muscoli, delle capacità o l’intelligenza, è tanta voglia di sesso, da sfogare quanto prima e da far tornare in fretta, in modo che non ci si senta mai sazi. Il mio bisogno impellente di spargere seme tra le tue cosce è una legge di natura. Ne sono vittima quanto te.


Non ignoro l’amore, se è questo quello che credi.

pene 6E’ bellissimo amarti, pensare a te quando non ci se,i ed aspettare con ansia il momento in cui tornerai tra le mie braccia, che per quanto vivi e piacevoli siano i ricordi resteranno sempre niente in confronto alla gioia che può darmi sfiorare la tua pelle, baciare le tue labbra, sentire il tuo respiro, ammirare il tuo sorriso, vedere i tuoi occhi illuminarsi per un pretesto qualsiasi, un complimento, una gentilezza, un regalo, una qualunque sciocchezza che possa renderti felice, e sapere di essere l’artefice delle tue sensazioni e sentirsi bene per questo, fare l’amore con te e sentire che l’universo non conta, non contano più le bollette non pagate, lo stipendio che non arriva a fine mese, i soprusi nel lavoro e le ingiustizie nella vita, non conta nient’altro se non i nostri corpi avvinghiati l’uno all'altro, a farci sentire come fossimo il centro dell’universo, il resto è periferia, qualcosa di così lontano dalle nostre emozioni da non tenerne considerazione alcuna.


E’ bellissimo amarti, lo so, ma non sempre dura. Non è colpa tua. Non dipende dalla tua pelle che invecchia, dall’abitudine di averti vicino, dai problemi quotidiani, quelli stessi che consideravamo periferici e senza importanza le prime volte, ma che il trascorrere dei giorni riavvicina a poco a poco, fino a sovrastarci; dipende da quello che siamo, esseri imperfetti incapaci di godersi le cose più belle o di tenerle vive.

pene 7Può dipendere, lo ammetto, anche dalle altre donne.
Perché per quanto ti ami, per quanto possa essere forte il nostro legame, per quanto tu possa sembrarmi superiore a tutte le altre, io non smetterò di guardarle. Non credere mai ad un uomo che dica “ho occhi solo per te”: mente. Tutti gli uomini, persino i gay, guardano le donne da cui sono circondati.

pene 8 Lo fanno per abitudine, a volte con indifferenza, senza malizia, altre con rimpianto, oppure con desiderio. Lo fanno perché farlo è nella loro natura, confrontano chi hanno scelto con le altre, a cui forse hanno rinunciato per sempre, chiedendosi se ne sia valsa la pena. Mi è impossibile non guardare le altre e mi è impossibile non confrontarti con esse.


Se continuerò a perdermi nella luce dei tuoi occhi, saprò che di loro nulla m’importa, che il destino mi ha già offerto quello che non troverei in nessun altra e posso solo ringraziarlo per averti al mio fianco.


Sono stato sincero finora e vogliopene 9 esserlo fino in fondo, per amara che possa essere la verità: da quel confronto un giorno potresti uscire sconfitta. Ed allora il nostro passato si sbriciola tra ricordi vacui e lontani, cancellati dalla voglia di un futuro diverso, che non abbia più te come protagonista.

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domenica 3 gennaio 2010

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Certe città (3 di 3): Le città antiche

gdansk_neptune
Ci sono città con un passato alle spalle che ricordano belle donne di una certa età. Hanno abbandonato da tempo gli atteggiamenti sbarazzini, i colori sgargianti, il desiderio di stare dietro alle nuove mode. Hanno abbastanza anni per aver trovato un proprio stile di vita e sufficiente esperienza affinché quello stile le stia a pennello.

Non rinunciano a rifarsi il trucco, ma sanno essere misurate, non avvertono l'esigenza di nascondere le rughe perché si sentono sicure di sé stesse. Hanno un passato da ricordare e vanno incontro ad un inevitabile declino: ma lo fanno con una dignità che le invidi, senza amarezza, hanno sorrisi sinceri e non a comando come quelli tipici di una top-model davanti ai fotografi e lasciano pensare che, nonostante tutto, alla loro età sappiano ancora godersi la vita, molto meglio di quanto finora abbia saputo fare tu.

Hanno la capacità di farti sentire a proprio agio anche quando ti costringono a passare del tempo con persone che non conosci affatto. Alla fine ti sembrano che anche loro siano tutti gentili, garbati nei toni, misurati nelle scelte, persone interessanti e con qualcosa da raccontare. Certe città sono proprio come quelle donne che guadagnano fascino con l'età: conoscono bene l'arte della seduzione ma niente di ciò che fanno è ostentato, inappropriato o volgare.

E finisci per sentirti sospeso nel tempo e accompagnato per mano tra quelle vie, monumenti, borgo antico, piazze e negozi. Se le frequenterai abbastanza per prenderci confidenza vedrai che, poco per volta, ti sveleranno i propri segreti. E se le frequenti troppo ti accorgerai, troppo tardi, che in quelle strada, quei bar, quei ristoranti, quei ponti, quelle case, quei muri, quell'aria e quelle luci ci avrai lasciato il cuore. Perché certe città son proprio come le donne, di quelle che, anche ad una certa età, gli uomini sanno ancora stregarli.

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giovedì 24 dicembre 2009

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Certe città (2 di 3): Città che inseguono

1fc3d04b20f1bb9ddfd11bc82bde5318E poi ci sono le città che inseguono, non si capisce bene cosa.
Rincorrono un'anima che non le appartiene, e chiamano movida quegli schiamazzi notturni provenienti dalle poche vie vivaci della parte antica, grandi eventi le manifestazioni in cui almeno un ospite internazionale ha accettato l'invito, mercato multi-etnico quei quattro capannoni di venditori ambulanti che da anni vendono sempre le stesse chincaglierie.

Prendono il traffico impazzito, l'aria irrespirabile e gli incessanti abusi edilizi come un segno, l'inevitabile prezzo da pagare di una città che cresce ispirandosi alle metropoli e si illudono che, se hanno gli stessi problemi, vuol dire che un po' le assomigliano.

 Ricordano gli adolescenti ansiosi di diventare adulti, e come gli adolescenti sono facilmente irritabili, curiose, vivaci e sognatrici, in perenne attesa della prova di maturità.

Si preparano come un party pronte ad accogliere tutti, ma poi ad accettare l'invito sono soprattutto gli abitanti dei paesi vicini, che la riempiono di locali, sagre, festicciole di quartiere, costumi, dialetti e sapori della tradizioni limitrofe.

L' eterna maledizione di essere il meglio e il peggio della regione, mentre inseguono un respiro internazionale.

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venerdì 18 dicembre 2009

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Certe città (1 di 3): Le città morte

1361492119_808c7103b7_oCi sono città morte dentro, dove non si riesce mai a capire se siano semplicemente in attesa degli eventi o di esalare l'ultimo respiro. Lo vedi dai negozi, dalla saracinesche arrugginite perennemente chiuse, dai manifesti datati dieci anni prima e rovinati dal tempo ma che nessuno si è mai degnato di rimuovere, dalle insegne a cui mancano le lettere e l'illuminazione, e anche quelli aperti hanno vetrine spartane e commercianti imbronciati, sembrano fermi a vent'anni fa.

Guardi la piazza centrale e tutto quello che succede sembra episodico: alcune donne, solitamente anziane rincasano con il carrello della spesa, qualche macchina passa, ci sono mamme che accompagnano i bambini piccoli e ragazzini di poco più grandi che giocano non lontano da casa. Qualche cane randagio si gode il sole. E poi ci sei tu.

Maledettamente fuori posto, qualunque cosa tu faccia, che ti prenda il caffè al bar o ti legga il giornale su una panchina. Che chieda informazioni o, peggio ancora, curiosi e ti fai i fatti tuoi senza chiedere niente a nessuno. Leggi negli sguardi della gente le domande “chi diavolo è questo? Cosa è venuto a fare qui?”, finché qualcuno non te lo chiede davvero. L'impressione che ne ricavi è che siano tutti impiccioni, ma forse per loro sei solo un tassello fuori dal puzzle che non sanno dove collocare.

Devono capire se fai parte della cornice, o del panorama sullo sfondo. E soprattutto vogliono essere rassicurati che tu, quella città in coma, non sia venuto a risvegliarla.

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