venerdì 18 dicembre 2009

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Certe città (1 di 3): Le città morte

1361492119_808c7103b7_oCi sono città morte dentro, dove non si riesce mai a capire se siano semplicemente in attesa degli eventi o di esalare l'ultimo respiro. Lo vedi dai negozi, dalla saracinesche arrugginite perennemente chiuse, dai manifesti datati dieci anni prima e rovinati dal tempo ma che nessuno si è mai degnato di rimuovere, dalle insegne a cui mancano le lettere e l'illuminazione, e anche quelli aperti hanno vetrine spartane e commercianti imbronciati, sembrano fermi a vent'anni fa.

Guardi la piazza centrale e tutto quello che succede sembra episodico: alcune donne, solitamente anziane rincasano con il carrello della spesa, qualche macchina passa, ci sono mamme che accompagnano i bambini piccoli e ragazzini di poco più grandi che giocano non lontano da casa. Qualche cane randagio si gode il sole. E poi ci sei tu.

Maledettamente fuori posto, qualunque cosa tu faccia, che ti prenda il caffè al bar o ti legga il giornale su una panchina. Che chieda informazioni o, peggio ancora, curiosi e ti fai i fatti tuoi senza chiedere niente a nessuno. Leggi negli sguardi della gente le domande “chi diavolo è questo? Cosa è venuto a fare qui?”, finché qualcuno non te lo chiede davvero. L'impressione che ne ricavi è che siano tutti impiccioni, ma forse per loro sei solo un tassello fuori dal puzzle che non sanno dove collocare.

Devono capire se fai parte della cornice, o del panorama sullo sfondo. E soprattutto vogliono essere rassicurati che tu, quella città in coma, non sia venuto a risvegliarla.

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