giovedì 24 dicembre 2009

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Certe città (2 di 3): Città che inseguono

1fc3d04b20f1bb9ddfd11bc82bde5318E poi ci sono le città che inseguono, non si capisce bene cosa.
Rincorrono un'anima che non le appartiene, e chiamano movida quegli schiamazzi notturni provenienti dalle poche vie vivaci della parte antica, grandi eventi le manifestazioni in cui almeno un ospite internazionale ha accettato l'invito, mercato multi-etnico quei quattro capannoni di venditori ambulanti che da anni vendono sempre le stesse chincaglierie.

Prendono il traffico impazzito, l'aria irrespirabile e gli incessanti abusi edilizi come un segno, l'inevitabile prezzo da pagare di una città che cresce ispirandosi alle metropoli e si illudono che, se hanno gli stessi problemi, vuol dire che un po' le assomigliano.

 Ricordano gli adolescenti ansiosi di diventare adulti, e come gli adolescenti sono facilmente irritabili, curiose, vivaci e sognatrici, in perenne attesa della prova di maturità.

Si preparano come un party pronte ad accogliere tutti, ma poi ad accettare l'invito sono soprattutto gli abitanti dei paesi vicini, che la riempiono di locali, sagre, festicciole di quartiere, costumi, dialetti e sapori della tradizioni limitrofe.

L' eterna maledizione di essere il meglio e il peggio della regione, mentre inseguono un respiro internazionale.

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venerdì 18 dicembre 2009

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Certe città (1 di 3): Le città morte

1361492119_808c7103b7_oCi sono città morte dentro, dove non si riesce mai a capire se siano semplicemente in attesa degli eventi o di esalare l'ultimo respiro. Lo vedi dai negozi, dalla saracinesche arrugginite perennemente chiuse, dai manifesti datati dieci anni prima e rovinati dal tempo ma che nessuno si è mai degnato di rimuovere, dalle insegne a cui mancano le lettere e l'illuminazione, e anche quelli aperti hanno vetrine spartane e commercianti imbronciati, sembrano fermi a vent'anni fa.

Guardi la piazza centrale e tutto quello che succede sembra episodico: alcune donne, solitamente anziane rincasano con il carrello della spesa, qualche macchina passa, ci sono mamme che accompagnano i bambini piccoli e ragazzini di poco più grandi che giocano non lontano da casa. Qualche cane randagio si gode il sole. E poi ci sei tu.

Maledettamente fuori posto, qualunque cosa tu faccia, che ti prenda il caffè al bar o ti legga il giornale su una panchina. Che chieda informazioni o, peggio ancora, curiosi e ti fai i fatti tuoi senza chiedere niente a nessuno. Leggi negli sguardi della gente le domande “chi diavolo è questo? Cosa è venuto a fare qui?”, finché qualcuno non te lo chiede davvero. L'impressione che ne ricavi è che siano tutti impiccioni, ma forse per loro sei solo un tassello fuori dal puzzle che non sanno dove collocare.

Devono capire se fai parte della cornice, o del panorama sullo sfondo. E soprattutto vogliono essere rassicurati che tu, quella città in coma, non sia venuto a risvegliarla.

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