pensieri smarriti per strada e ritrovati nell'etere
Anche le parole vagano nel buio, cercano spazi in cui accendere una luce. Infinite parole nascoste da pensieri inespressi si rifugiano nell'immensità dei sogni. Anche le parole vagano nel cielo, cercano silenzi dove essere ascoltate.
venerdì 28 agosto 2015
giovedì 18 giugno 2015
Tra i murales della città
Questo articolo è stato scritto quindici anni fa, in un periodo in cui stavo prendendo informazioni in merito ai murales di Pescara, città in cui vivevo in quel periodo. Per quanto datato, non credo da allora sia cambiato molto quindi, visto che è rimasto inedito, lo sfrutto per aggiornare il blog. Le foto invece sono recenti e risalgono al 15 marzo 2015
Come cittadini siamo abituati a prendercela contro chiunque “macchi” le pareti esterne degli edifici, senza fare distinzioni di sorta. Cosa che invece sarebbe opportuna dal momento che gli autori di tali scempi possono dividersi in quattro categorie ben distinte:
I teenager, studenti che esternano così le loro riflessioni ed i loro amori, che considerano scrivere su muri e monumenti poco più di una bravata;
I ribelli, giovani con l’intento di compiere veri e propri atti di ribellione in sfregio alla società, oltre alle proprie firme e alle frasi di protesta esternano sui muri le proprie ideologie politiche;
I toys, ragazzi che vorrebbero ispirarsi all’arte dei graffiti writing, cioè realizzare scritte e disegni sui muri particolarmente elaborati ma sono ancora inesperti, motivo per cui realizzano opere modeste; ed infine ci sono
I writers, artisti al limite della legalità, che del realizzare scritti e disegni sui muri ne hanno fatto una filosofia di vita. Spesso a loro vengono addebitate anche le colpe delle altre categorie. Il termine writers deriva dall’inglese, vuol dire scrittori. Quelli che a noi possono sembrare soltanto disegni incomprensibili sono vere e proprie scritte, le cui lettere vengono modificate a dismisura. In genere queste scritte riportano solo gli pseudonimi degli autori, i nomi degli amici o del proprio gruppo, parole inesistenti, auguri, saluti e molto più di rado vere e proprie frasi. Nello specifico si preferisce scriverle in inglese piuttosto che in italiano.
A PESCARA le zone dove i writers e i loro emuli agiscono di preferenza sono lo Scalo Merci della stazione di Portauova, altri li troviamo dalle parti dell’Auditorium Flaiano, altri ancora nella zona di San Silvestro, vicino l’uscita dell’asse attrezzato. Tra le scritte possiamo leggere parole come Pako, Samu, Tmf, Pipers, Zaid, limitandoci alle più comprensibili. In queste zone si trovano i graffiti i più riusciti, tuttavia bisogna ammettere che in città a prevalere sono sopratutto le opere dei toys, ovvero degli inesperti o poco dotati. Gente che bombarda la città con i propri segni apponendoli dappertutto, portoni, saracinesche, muri di edifici pubblici come di quelli privati, zone invalicabili per legge ed addirittura i monumenti. Ma chi agisce così finisce col perdere la stima degli stessi writers.
I quali si divideranno pure tra chi non fa distinzione tra i muri su cui effettuare le proprie opere, e quelli che preferiscono evitare gli edifici di proprietà privata, ma nessun writer che si rispetti tocca un monumento, una statua od un edificio storico. Chi lo fa è gente che diffama una categoria a cui non appartiene.
Perché i graffitari non rispetteranno la legge ma hanno codici interni di comportamento, uno dei quali è proprio non imbrattare le opere d’arte. Si considerano artisti che creano capolavori, o almeno provano a farlo, e non distruggono né rovinano i capolavori altrui. In pratica considerano una chiesa od una statua il lavoro di un collega. Per lo stesso motivo non fanno crossing, cioè cancellare il murales di un altro per creare il proprio o sovrastarlo di scritte. Mentre se si guarda nella zona parcheggi lungofiume adiacente Corso Manthonè sono numerosissimi i graffiti, anche i più riusciti, rovinati da altri.
Un modo stupido per dare ragione a tutti coloro che ritengono i writers dei vandali che rovinano la città ed imbrattano i muri.
Da uno studio della facoltà di Criminologia dell’Università di Roma deriva che gli autori di questi graffiti sono ragazzi giovani se non giovanissimi, con propensioni artistiche ed un buon livello economico culturale, non vogliono mandare messaggi di alcun tipo, non hanno problemi familiari e non si sentono degli emarginati, anzi hanno una autostima molto alta; mentre disegnano provano soprattutto adrenalina, stato di allerta e passione per ciò che stanno facendo. Ma il campione su cui sono state effettuate le indagini era al 96% residente a Roma.
In Italia quello del graffiti-writing è un fenomeno relativamente giovane e che non ha quindi ancora raggiunto una precisa identità.
Ed infatti a Pescara, rispetto a Roma, le cose vanno in modo simile ma non identico.
Anche qui, i ragazzi hanno una istruzione medio alta, molti sono studenti di architettura, agiscono in gruppo ma anche soli, conoscono a malapena il gergo dei graffitari, producono i loro lavori con l’unico intento di sfogare la loro creatività, le crew non si conoscono tra loro e mediamente spendono sui venticinque euro di bombolette spray per un murales ben fatto. Se agiscono in zone dimesse e vengono notati dai tutori dell’ordine sembra che questi si limitino ad una ramanzina. Altra cosa sarebbe se vengono beccati a danneggiare proprietà private ma anche pubbliche come le scuole, edifici storici o monumenti ma come già spiegato quelli sono gesti compiuti da toys, vandali o adolescenti che riempiono i muri con dichiarazioni d’amore o d’altro tipo, date e firme, al limite frasi poetiche ma senza nessuna velleità artistica.
Oggi c’è chi ha deciso di sfruttare la diffusione del graffitismo a fini commerciali. In primis i venditori di bombolette spray. Altri invece commissionano murales a fini pubblicitari. Come fanno ad esempio le redazioni di Quotazioni e Pescara Affari, che, in accordo con gli esercenti, mandano i ragazzi ad abbellire le saracinesche delle edicole.
Un modo per risparmiare sui cartelloni pubblicitari e lasciare che i ragazzi sfoghino la loro creatività senza deturpare la città. Al contrario, alcuni di questi lavori sono veri e propri omaggi a Pescara ed ai suoi uomini più illustri, come Ennio Flaiano e Gabriele D’Annunzio.
E sono infatti tra le saracinesche di queste edicole che troviamo alcuni dei lavori migliori: immagini della città com’era una volta, omaggi a Gabriele D’Annunzio ed Ennio Flaiano, oltre naturalmente i loghi delle testate.
In corso Manthonè invece c’è un negozio a cui manca l’insegna: si è provveduto a creargliene una con le bombolette spray. A tema è anche l’immagine della saracinesca di un fotografo in via D’Annunzio: Stanlio ed Ollio alle prese con una vecchia macchina fotografica.
TAG: Pseudonimo col quale un writer si firma
CREW: Nome che una banda di writers dà a sé stessa
TAGGERS: tele a cielo aperto
BIBBIA: block notes o agenda dove un writer abbozza le proprie composizioni
BOMBARE: riempire i muri della propria firma con l’uso di bombolette spray
B-BOY: ragazzo dedito al graffiti writting
FLY GIRL: donna dedita al graffiti writting
CROSSING: Sovrastare, rovinare con scritte o nuovi graffiti il pezzo di un altro
PEZZO o PIECE: Composizione
BURNER: Bel pezzo
ROX: Opera d’arte
SUX: Schifezza
OUT OF BOMB: Spedizioni notturne
PUPPETS: I pezzi che rappresentano i pupazzi, spesso ispirati alla cultura dei fumetti
L’uomo lascia segni alle pareti fin dalla notte dei tempi ma per come lo si intende oggi quello di dipingere graffiti e murales è un fenomeno nato nel Bronx circa trenta anni fa, e costituisce, assieme alla break dance e la musica rap uno dei tre elementi fondamentali della cultura hip hop. In Italia tuttavia ha preso piede molto più di recente, più o meno da soli dieci anni ed ha perso in gran parte il suo originario senso di protesta.
Le gang di New York utilizzavano il graffito per apporre la propria firma sul muro e delimitare i confini. Si firmavano con uno pseudonimo definito TAG. Oppure con il nome della propria banda, la cosiddetta CREW, parola di origine inglese che significa “ciurma”. Con il passare degli anni le scritte sono diventate anche di altro tipo e si sono diffuse in tutto il pianeta: è diventato un modo per manifestare dissenso contro la politica o la società, esprimere disagi, gridare la propria presenza o semplicemente mandare auguri e dediche d’amore. C’è persino chi li considera un atto d’amore nei confronti della propria città, voler dare colore alle zone più grigie.
Nei trenta anni in cui si è diffusa nel mondo e negli ultimi dieci in cui ha preso piede in Italia, c’è stata un’evoluzione grafica di quella che alcuni considerano arte e molti altri vandalismo, senza che si sia mai risulto il dubbio di quale tra le due correnti prevalga. Ed infatti in molti hanno cominciato a chiamarla Criminal Art.
Stili e sfumature con il passare degli anni si sono arricchiti e diversificati.
L’ Aerosol Art comprende tutto ciò che riguarda l’uso delle bombolette spray per produrre immagini;
Il writing è invece il termine con cui si definisce tutto quello che riguarda solo la scritta, le lettere e la loro evoluzione. Un writer più migliora nello stile più crea scritte incomprensibili, aumentandone però la vivacità, il fascino e la bellezza. In pratica chi le crea sta acquisendo sicurezza e creatività appropriandosi di quello che oggi viene chiamato Wild Style. Queste scritte, il più delle volte nascondono solo il nome delle TAG o CREW, in altri casi sono veri e propri messaggi, spesso in inglese, espressioni di protesta, offese od anche auguri.
Abbiamo poi la tendenza al Graffiti-Logo: ovvero riprodurre serialmente la stessa immagine; mentre "Street-Art" è la definizione utilizzata per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. Chi la pratica è gente che vuole creare un’opera d’arte ed imporla ad un pubblico.
A volte, i murales vengono commissionati dal Comune, associazioni culturali od altri enti che sentono l’esigenza di abbellire le pareti dei loro edifici. Alcuni lavori sono stati eseguiti anche all’Auditorium Flaiano di Pescar
mercoledì 12 novembre 2014
About Infojobs
Una volta usavo quotidianamente Infojobs, ormai meno, perché tanto il lavoro è poco, il mio è un curriculum di basso profilo, e invece sembra che ormai le aziende cerchino specializzati con esperienza ventennale anche per mansioni molto modeste. Quindi non mi offre più l'utilità che poteva avere un tempo, quando qualche colloquio o qualche lavoro di breve durata riuscivo ancora a trovarlo. Ma visto che ho voglia di muovere il blog, riporto le considerazioni che ho fatto in merito un paio di anni fa, magari a qualcuno tornano utili. "Da quel che noto, il 70% delle offerte sul sito sono di agenzie interinali – la maggior parte delle quali, al solito, per neodiplomati, neolaureati, gente in mobilità, in possesso dei requisiti per la 406/97 o al limite appartenenti alle categorie protette. Senza contare il domicilio: il più delle volte si ha la sensazione che il domicilio sia più importante dell’esperienza. Credo sia per il fatto che a volte le agenzie offrano contratti rinnovabili a intervalli di pochi giorni: una persona distante non più di 20 km potrebbe non aver problemi ad accettarli, una persona più distante naturalmente li preferirebbe più lunghi. Senza contare che a volta chiedono di passare all'agenzia o a fare il colloquio con l’azienda il prima possibile,tipo ti chiamano alle 10:00 e il colloquio è per le 12:00, ti chiamano la mattina e il lavoro è nel pomeriggio, ecc. Una persona fuori regione, per quanto voglia venire incontro alle esigenze dell’agenzia, può aver bisogno di un minimo di 24 ore di preavviso. Senza contare quelli che si iscrivono dappertutto ma non mantengono gli accordi presi perché solo dopo si rendono conto di essersi candidati per posizioni troppo lontane. Se il 70% degli annunci è costituito da offerte di lavoro in somministrazione, un buon 25% è di offerte per consulenze e commerciali e solo il 5% ma forse anche meno di aziende di altro tipo che cercano in proprio. Le aziende, di qualunque natura siano, ripubblicano i propri annunci con una certa periodicità: c’è chi lo fa quotidianamente (in genere i commerciali) chi settimanalmente, chi mensilmente, chi stagionalmente. Le agenzie di lavoro, almeno mi è sembrato, preferiscono riproporre settimanalmente e stagionalmente. Credo, ovvio che la mia è l’impressione personale di chi sta dall’altra parte della barricata, settimanalmente quelli per i quali hanno un bisogno costante di ampliare il loro database, stagionalmente per quelli che presentano un maggior domanda in determinati periodi dell’anno, tipo i lavori come cassieri e nella GDO nel periodo natalizio o estivo. A questo tipo di annunci, se ne affiancano, almeno di tanto in tanto anche di nuovi, e in genere sono i più interessanti perché ciò significa che la ricerca è per qualche urgenza e, il più delle volte, si viene chiamati o scartati in tempi rapidi. Solo che l’unico modo per distinguerli dagli altri è monitorare il sito con una certa frequenza. (nota: oramai il sito ha aggiunto la funzione per cercare “inserzioni nuove”, ma le aziende si sono adeguate ricreando gli annunci vecchi come fossero nuovi) In genere la cosa migliore per avere dei riscontri è candidarsi per posizioni dove non ci siano più di una cinquantina di candidature. Il numero basso di candidature vuol dire che l’annuncio è stato pubblicato di recente oppure che è già stato monitorato dall’inserzionista che ha quindi già provveduto a scartare i curriculum meno interessanti. In entrambi i casi ci sono buone speranze che ci sia una ricerca concreta per quella posizione e l’azienda non l’abbia pubblicata solo per arricchire il proprio database. Tra l’altro, oltre a far vedere il proprio stato delle candidature, il sito mostra se l’azienda “ha gestito” altri curriculum. Ovvero sta valutando le offerte. Io, quando scopro che un’agenzia sta gestendo curriculum, se posso vado direttamente da loro per parlarne. Quantomeno: a) Capiscono che sono interessato davvero; b) Se mi scartano, posso chiedere spiegazioni Inoltre, se il curriculum non è perfettamente in linea con i requisiti desiderati aggiungo una breve lettera di presentazione in cui spiego cosa mi ha spinto a candidarmi. A volte basta per spingerli a leggere il curriculum o avere un contatto telefonico, raramente però mi è servito ad andare oltre. Al contrario, se mi candido per qualcosa su cui il mio curriculum non è esattamente in linea, anche se io mi ritengo in grado di ricoprire la mansione ma non glielo spiego nella lettera di presentazione, le scartature sono molto più frequenti. Curiosamente, anche se il mio curriculum è in linea ma non utilizza le parole inserite nella loro job descrition si può essere scartati con altrettanta facilità. Per fare un esempio: se cercano addetti all’estrusore, io che comunque ho lavorato per la produzione di prodotti in plastica, potrei comunque essere in linea. Ma, considerando che nel mio cv la parola estrusore non c’è, è facile che la mia candidatura non venga proprio considerata. Ultimo consiglio: quando più agenzie propongono gli stessi tipi di annunci vuol dire che quello è il periodo buono per proporsi in quelle determinate mansioni anche in altri contesti. Esempio: se molti cercano insegnanti per corsi di formazione è probabile sia perché siano arrivati i fondi predisposti ad essi e stiano scadendo i tempi per averne diritto. A quel punto, oltre a candidarsi sui siti tipo infojobs, tanto vale passare e proporsi alle aziende che ne organizzano."